Le blefariti

 

 

La protezione del bulbo oculare è assicurata dalle palpebre, una superiore ed una inferiore, entrambe delimitate da margini liberi detti bordi palpebrali. Il bordo palpebrale rappresenta la zona di transizione tra l'epitelio di rivestimento cutaneo esterno e la mucosa oculare (giunzione mucoepidermica).

 

Il bordo palpebrale è quindi un microambiente del tutto peculiare che può essere coinvolto da affezioni prettamente dermatologiche, come pure da processi patologici che possono interessare il bulbo oculare o la congiuntiva. Le blefariti (dal greco blepharon palpebra) sono processi infiammatori assai comuni, ad andamento generalmente cronico, interessanti il bordo palpebrale nella zona di impianto delle ciglia. L'eziologia delle blefariti è molteplice. Possono essere provocate da soggiorni in ambienti fumosi, secchi, ventosi o eccessivamente caldi o freddi, da disturbi della vista trascurati (astigmatismo, ipermetropia), strabismi, da malattie dermatologiche quali la iperseborrea, la rosacea, le allergie, da infiammazioni focali (tonsille, denti), da cause alimentari (diabete, insufficienza epatica, alimentazione sregolata). I sintomi delle blefariti sono rappresentati da: bruciore, prurito, talvolta lacrimazione, senso di calore o di peso, intolleranza alla luce (fotofobìa) e contrazione esagerata e prolungata delle palpebre (blefarospasmo).

FORME CLINICHE

Le blefariti presentano quadri clinici molto variabili, è quindi importante determinare in quale gruppo rientra ogni paziente, così da potergli spiegare la terapia più appropriata e la prognosi della malattia di cui soffre. Le blefariti possono essere suddivise in:

• Forma iperemica.

• Forma seborroica.

• Forma pustolo-ulcerativa.

 

• Forme varie. 

 

Nella forma iperemica il bordo palpebrale è arrossato e gonfio («occhi cerchiali di rosso»), con il cronicizzarsi della blefarite iperemica, si può osservare una fine rete di neoformazioni capillari permanente. Nella forma seborroica, oltre al rossore ed al gonfiore, si nota una desquamazione in prossimità delle ciglia. La blefarite può presentarsi in forma secca, che è la più comune ed è caratterizzata dalla presenza di squamette sottili, furfuracee site alla base delle ciglia od attaccate al fusto, più o meno numerose: una volta asportate si riformano prontamente; l'altra forma, quella oleosa, insieme al rossore ed al gonfiore si caratterizza per la presenza di scagliette untuose del bordo palpebrale, ciglia conglutinate a ciuffetti, materiale lipidico di aspetto grumoso e schiumoso. 

 

Per la formulazione di una corretta diagnosi l'oculista deve talvolta procedere alla spremitura della palpebra che determinerà la fuoriuscita di una secrezione (sebo meibomiano) che normalmente è trasparente e tende a formare una gocciolina sull'orifizio. Una blefarite seborroica si accompagna ad una secrezione granulare, o pastosa, difficile da spremere. È possibile osservare anche la fuoriuscita improvvisa di una quantità notevole di secreto per superare la resistenza del tappo ceroso che occlude il dotto.

 

La desquamazione, oltre all'irritazione oculare ed all'inestetismo, dà origine ad un circolo vizioso di automantenimento della blefarite. La presenza di detriti sul margine palpebrale crea infatti una barriera fisica al normale drenaggio dei dotti ghiandolari, otturandoli, costituendo così una dimora per le colonie batteriche patogene. La blefarite seborroica è spesso asso­ciata ad una dermatite iperseborroica che è una condizione costituzionale dovuta ad un aumento del volume e del numero delle ghiandole sebacee. Coesistono spesso impurità dell'epidermide, foruncoli, comedoni, acne; all'esame del cuoio capelluto si osserva spesso la presenza di forfora. 

 

CALAZIO

Frequenti sono i calazi (granulomi infiammatori cronici dovuti a ritenzione di secreto nella ghiandola di Meibomio). Tra le blefariti associate a malattie dermatologiche ricordiamo la blefarite rosacea: essa interessa maggiormente le donne adulte affette da acne rosacea.

Ricordiamo anche le blefariti allergiche provocate sia da farmaci che da cosmetici; i conservanti utilizzati nei colliri e negli unguenti sono infatti spesso, fattori allergizzanti. A tal proposito è da segnalare l'uso improprio e dannoso del trucco da parte di alcune estetiste, abitudine adottata giornalmente anche da molte donne, che è quella dell'utilizzo di un eye-liner o matita colorante a livello intermarginale, abitudine assai poco consigliabile in quanto facilita processi irritativi e tossici cronici blefarocongiuntivali e processi di sensibilizzazione allergica al cosmetico.

La forma pustolo-ulcerativa, più grave è dovuta allo stafilococco ed è caratterizzata da piccoli ascessi a livello dei follicoli piliferi. Se trascurata, l'evoluzione è verso una cronicizzazione con conseguente caduta delle ciglia (madarosi), ispessimento del bordo palpebrale (tilosi), sbiancamento o decolorazione delle ciglia (poliosi), orientamento delle ciglia verso il bulbo (triachiasi), lesioni corneali secondarie, non di rado eccessiva lacrimazione (epifora) secondaria a perdita del nor­male contatto tra bordo palpebrale e bulbo oculare (ectropion) e congiunti­vite cronica.

 

La blefarite stafilococcica (detta anche sicotica) è una forma frequente dell'infanzia che può essere, talora, causa di una rinite cronica (l'infezione è veicolata dalle lacrime al naso), viceversa è possibile che un'infezione stafilococcica nasale venga a contagiare le palpebre, mediante fazzoletti o tramite le dita. Tipica e' la presenza dei "collaretti",formazioni ad anello,attorno allo stelo ciliare ,di materiale rappreso, che circonda la base od il fusto delle ciglia.

.Frequenti gli orzaioli (infezione stafilococcica ascessuale su un follicolo pilifero di una ghiandola di Zeiss). Tra le blefariti infettive ricordiamo la blefarite demodectica o acarica dovuta ad un acaro.Tipica e' la formazione dei "cilindri" tubetti trasparenti, a mo' di manicotto, che ricoprono le ciglia.

 

 

ORZAIOLO

ospite dei follicoli sebacei. Ricordiamo anche le blefariti angolari: blefariti infettive con fessurazione del canto esterno ed interno. Esistono poi le blefariti virali da herpes simplex, zoster ecc. caratterizzate dalla presenza di piccole vescicopustole confluenti a grappolo sul bordo palpebrale. Le pustole possono ulcerarsi e poi seccare in 7-10 gg., guarendo.

Elenchiamo per completezza le blefariti irritative per lo più professionali: da esposizioni ai raggi ultravioletti (saldatori), da polveri (bibliotecari ecc.), da alte temperature (addetti ai forni).

PRINCIPI DI TRATTAMENTO

È importante sapere che le blefariti sono di solito affezioni croniche, usualmente trattabili, ma non completamente eradicabili (eccetto nelle forme infettive). Poiché si tratta di manifestazioni su base costituzionale, i pazienti devono essere informati della natura cronica e recidivante e della necessità di trattamenti prolungati. Un'accurata igiene palpebrale è più che mai indispensabile: • alla sera per eliminare l’inquinamento, il maquillage e tutte le impurità che si sono depositate sul viso; • al mattino per rimuovere le secrezioni prodotte durante la notte, il sebo e la traspirazione. E’ importante eseguire quotidianamente un'accurata detersione delle palpebre e delle ciglia, anche quando i sintomi della malattia non sono evidenti.

L'igiene palpebrale ha lo scopo di rimuovere i detriti, ammorbidire la secrezione solidificata, facilitando il distacco delle squame ciliari, detergere il bordo palpebrale.

La sequenza delle manovre d'igiene che consigliamo è:

• Impacchi caldo-umidi.

• Massaggio palpebrale.

• Detersione.

• Gli impacchi caldo-umidi sulle palpebre con due garze o pezzi di cotone,

 

imbevuti in acqua tanto calda quanto può sopportare la palpebra, vengono applicati per 3-6 minuti sulle palpebre chiuse. 

 

Per mantenere caldi gli impacchi è necessario riporli sotto l'acqua calda più volte e riapplicarli sulle palpebre. Il calore facilita il distacco delle squame e la loro rimozione dal bordo palpebrale.

 

Massaggio palpebrale. I pazienti dovrebbero massaggiare le palpebre superiori ed inferiori insistendo più in particolare sui bordi palpebrali tra il dito indice ed il bulbo oculare, volendo si può prendere il cotone utilizzato per effettuare l'impacco, dopo averlo appallottolato. Il massaggio serve per far fuoriuscire le secrezioni in eccesso dall'interno del dotto della ghiandola. I pazienti dovrebbero essere istruiti a portare lo sguardo in alto ed apporre un dito appena sotto l'impianto delle ciglia inferiori, massaggiando la palpebra inferiore. 

 

Successivamente la palpebra dovrebbe essere premuta contro il globo e massaggiata con un movimento circolare, lento, ripetuto 4 o 5 volte, per ogni palpebra. Lo stesso dovrebbe essere ripetuto per la palpebra superiore; ai pazienti dovrebbe essere spiegato di indirizzare lo sguardo in basso, porre un dito sopra il bordo ciliare, premere e massaggiare circolarmente. Tutte e quattro le palpebre dovrebbero essere massaggiate muovendosi dalla parte centrale a quella esterna ed il massaggio dovrebbe essere sufficientemente deciso da spremere effettivamente i dotti meibomiani.

 

Detersione. Come già detto preceden­temente le secrezioni blefaritiche sono di natura grassa e quindi idrofobe, è evidente pertanto che la semplice pulizia delle palpebre con acqua non basta alla detersione di tali impurità. 

 

In passato si utilizzavano degli shampoo neutri per bambini, da diluire, ma essendo questi prodotti indicati per il cuoio capelluto e non per la cute palpebrale infiammata creavano irritazione. Esistono oggi prodotti specifici per la detersione delle palpebre che consentono la rimozione delle desquamazioni dei bordi ciliari. Un detergente non è irritante quando ha un pH simile a quello fisiologico e non contiene sostanze allergizzanti. È quindi consigliabile affidarsi al parere dell'oftalmologo, che prescriverà i prodotti più idonei ed opportuni al caso in esame. La detersione è bene sia praticata delicatamente ed a palpebre chiuse, usando le dita o un bastoncino di cotone.

 

Lavaggio. Solitamente i prodotti studiati appositamente per l'igiene della zona perioculare sono ben tollerati, ma alla fine della pulizia devono essere accuratamente rimossi, sciacquando abbondantemente le palpebre con acqua corrente fresca.

 

 

Tra i consigli utili per chi soffre di blefarite, non ultimo è quello di un'adeguata igiene di vita: corretta alimentazione, buona funzionalità gastrointestinale, rifuggire dagli ambienti inquinati, limitare od eliminare il fumo e il consumo di alcool. Le richieste di consulenze specialistiche interdisciplinari (dermatologica, internistica ecc.), come pure le terapie farmacologiche mirate nelle varie forme di blefarite di cui abbiamo trattato, saranno di stretta competenza dell'oftalmologo al quale abbiamo concesso la nostra fiducia, affidandogli la nostra specifica patologia.

 

A cura della Prof.ssa Sandra Cinzia Carlesimo  e del Prof. Corrado Balacco Gabrieli

 

 

CILINDRI da Acaro Demodex
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COLLARETTI in Blefarite Stafilococcica
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